Turchia, ultras di Galatasaray, Fenerbahce e Besiktas uniti nella rivolta di Gezi Park


ultras Çarşı, sostenitori del Besiktas

ultras Çarşı, sostenitori del Besiktas

di Carlo Maria Miele*

Durante il campionato sono nemici giurati, ma in occasione della rivolta che sta scuotendo Istanbul gli ultras di Galatasaray, Fenerbahce e Besiktas hanno scelto di unirsi.

I supporter dei tre principali club calcistici cittadini hanno annunciato l’intenzione di mettere da parte la rivalità e schierarsi a fianco delle migliaia di persone che da venerdì nella centralissima Taksim stanno protestando contro la distruzione di uno degli storici parchi di Istanbul e contro il governo guidato da Recep Tayyip Erdogan.

Il tutto con un comunicato ufficiale e senza precedenti che porta le firme di UltrAslan (Galatasaray), Vamos Bien (Fenerbahce) e Çarşı (Besiktas).

a Taksim con le maglie di Besiktas, Fenerbahce e Galatasaray [foto Turkish-Football.com]

a Taksim con le maglie di Besiktas, Fenerbahce e Galatasaray [foto Turkish-Football.com]

La decisione, si legge nel documento postato online (e ripreso dal quotidiano Hurriyet), è stata presa per rispondere alle violenze messe in atto dalla polizia contro i dimostrati nel corso delle ultime 48 ore.

A promuovere l’iniziativa sarebbero stati gli ultras Carsi,  gruppo d’ispirazione anarchica (come rivela lo stesso lofo) e da sempre schierato politicamente a sinistra.

Per primi i sostenitori del Besiktas si sono uniti alla lotta, sul modello di quanto fatto un anno fa dagli ultras in Egitto, coniando anche lo slogan “Dateci 100 maschere anti-gas e il parco sarà nostro”.

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Come ha spiegato al New Yorker uno dei membri storici del gruppo, Ayhan Gÿner, “Çarsi rappresenta l’ultima barricata, mantiene vive le speranze della gente che sta resistendo a Gezi Park”.

“La nostra resistenza – ha detto Gÿner – ha ispirato i leader dei gruppi vicini al Galatasaray e al Fenerbahçe a unirsi”.

Almeno due morti

Intanto quella di ieri è stata una giornata di violenta guerriglia urbana non solo a Istanbul ma in tutta la Turchia, dove decine di migliaia di persone sono scese in piazza contro il governo Erdogan, denunciandone la politica autoritaria e il presunto tentativo di “islamizzazione” del Paese.

Il bilancio ufficiale degli scontri, secondo il ministro degli interni Muammer Guler, è di 79 feriti, di cui 53 civili e 26 agenti.

Secondo Amnesty International, invece, ieri ci sarebbero stati “almeno due morti” negli scontri a Istanbul fra polizia e manifestanti, mentre il numero dei feriti supererebbe il migliaio.

Al momento i manifestanti presidiano ancora piazza Taksim a Istanbul, anche se – secondo i giornalisti presenti sul posto – il loro numero è sceso notevolmente.

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