Gli uomini che guardano le partite di calcio sono donne che guardano alla loro relazione


Couple-watching-TV-woman-upset

di Raffaella R. Ferré*

Una volta, a margine di una conversazione su quanto gli stavo simpatica, un uomo mi ha chiesto se mi piacesse il calcio. Anzi, non è che me l’ha chiesto, lui dava per assunto che la risposta fosse no. Il discorso suonava più o meno così:

“Sei simpatica”
“Grazie”
“Scommetto che non ti piace il calcio”
“Caro, indovina chi seguiva le partite dell’Ebolitana nel passaggio da Eccellenza a serie D?”
Fate voi il resto.

La verità è che ho dei ricordi piuttosto limpidi di partite, campionati etc, ma di quelle celebrazioni calcistiche che sono i Mondiali o gli Europei non mi ricordo mai le partite – sono troppe – ma le cose che facevo nel mentre sì.

Per cui, nell’ordine, ricordo:

a) me che mi innamoro perdutamente di Beppe Signori, non so il come e il quando, solo che avevo 9 anni;

b) me che lascio Beppe Signori per Gianfranco Zola e adesso sì che ricordo il come e il perché e rettifico anche la mia età: avevo 11 anni, era il 5 luglio 1994, Gianfranco (eravamo in confidenza) coronava il suo sogno: esordio ai Mondiali di Calcio nel giorno del suo ventottesimo compleanno. Un arbitro, tale Brizio, nazionalità messicana, lo espelle per motivi del tutto ingiustificati. Gianfranco piange e si sbatte in una maniera che lo rende il mio amore perduto di sempre. Qui nozioni aggiuntive sul come si piange e ci si sbatte;

c) mio padre che non so quale fissazione prende ma comincia a registrare tutte le partite degli Europei 1996 producendo una marea di vhs su cui poi, per anni, abbiamo registrato tutt’altro, per cui, a casa mia, se volevi vedere “Misery non deve morire” dovevi scegliere Spagna-Bulgaria, “Codice d’onore”, Germania-Rep.Ceca, e così via;

d) me che preparo Karkadé freddo il giorno di Italia-Corea, anno del signore 2002, e ogni tanto alzo gli occhi da un testo di Pedagogia e percorro un corridoio lunghissimo, a piedi scalzi, per sbirciare la partita in un salotto dove stavano bellamente stipati, un pianoforte, svariate stautette dei pastori del 700, tre poltrone verde acido dalla stoffa molto pungente, un tavolo lunghissimo, il mio ragazzo dell’epoca, la sorella del mio ragazzo dell’epoca, le amiche del mio ragazzo dell’epoca, gli amici del mio ragazzo dell’epoca, il mio padrone di casa, le figlie del mio padrone di casa, le amiche delle figlie del mio padrone di casa. Lowenfeld spiegava, essenzialmente, se era il caso di preoccuparsi quando un bambino, nel ritrarvi, vi disegna sei dita per mano e la capa di bomba; l’arbitro Moreno ci eliminava dalla competizione vedendo cose che non esistevano ben prima di essere arrestato per traffico di stupefacenti; io confermavo la mia fama di asociale;

e) me che reincontro il mio ex ragazzo dell’epoca il giorno della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006: cioè, vedere uno che vi ha spezzato il cuore mentre esulta a tempo di po-po-po-po-po-pò su un auto che percorre il viale centrale della città vi fa venire voglia di cambiare non solo nazionalità e squadra ma anche indole, solo per avere una scusa buona per sfracassargli il setto nasale a colpi di bottiglie di birra Peroni (questo in conformità con l’orgoglio nazionale);

f) dei mondiali 2010 ricordo che non avevo molti piani a parte concentrarmi sulla barba di Daniele De Rossi. Ogni volta che Daniele De Rossi si taglia la barba muore un ormone femminile. Spulciando i brevissimi stati d’animo dell’epoca raccolti in maniera del tutto casuale su facebook trovo questa ammissione, a mia firma: “Voglio solo stare seduta tutta l’estate sotto un patio, bevendo the al limone”. Trovo anche dichiarazioni di guerra alle vuvuzelas.

Conclusioni a margine ricavate da anni di esercizio di osservazione sul campo di cui voglio compartecipare soprattutto le donne in questo clima da Europei 2012.

1) diffidate dell’uomo cui non piace il calcio; o meglio, è molto più semplice se a lui piace il calcio, di seguito il perché;

2) anche l’uomo più pacato si produrrà in una serie di osservazioni decise e tecniche riguardanti il calcio;

3) è molto indicativo il suo tono, per esempio: ho sentito bestemmiare San Gaetano e il 7 di agosto da una persona la cui capacità di imprimere volontà su qualsiasi affermazione era pressocché nulla;

4) durante la finale Francia-Italia, Europei del 2000, accadde qualcosa, non ricordo cosa di preciso ma probabilmente il fatto che perdemmo 2 a 1, che mi lasciò intendere che molti uomini tengono al calcio come le donne tengono agli uomini;

5) gli uomini che guardano le partite di calcio sono donne che guardano alla loro relazione;

5bis) se la prendono per un fallo non chiamato come le donne se la prendono per un torto subito.

Esempi pratici

Provate voi a guardare un uomo quando, nel mezzo di una partita topica, annullano un goal della sua squadra del cuore. Alla felicità si sovrappone una smorfia di delusione che nemmeno una ragazza davanti alla prova del tradimento del suo fidanzato. Tu sei lì che dici, ah, che bello, finalmente, e zaaam, ecco la mazzata. C’è chi si incazza, e chi la prende con filosofia, ma tutti conserviamo sulla faccia quell’espressione mista di maturo disincanto e sincero dolore.

Provate voi a dire ad un uomo che la sua squadra del cuore si è venduta il migliore attaccante, su, ve la faccio facile, provate a dire Pocho ad un tifoso del Napoli. Equivale a fare il nome di un ex grande amore ad una femmina.

Provate voi a dire ad un uomo che la sua squadra del cuore si vende o si compra le partite. Su, ve la faccio facile, pensate alla Juventus. E’ come dire ad una donna felicemente accasata delle corna del marito.

In ogni caso, uomini e donne, conservano una parte pura di sé stessi che si esplicita in maniere differenti, ma ha la stessa radice: una fiducia quasi bambina nel come potrebbero andare le cose. Solo che gli uomini, per comodità, hanno preferito relegarla nei 90 minuti di competizione calcistica (che è più o meno il tempo giusto che dovrebbe durare un appuntamento). Rompere questo incanto significa spezzargli il cuore (il cuore si spezza sempre, magari una volta ne viene meno un pezzo più grosso, un’altra più piccolo, ma la frantumazione è una costante). Per avere un’idea degli effetti di questo inconveniente, vi lascio questo video esplicativo: lo so, è Shakira che canta il Waka-waka. Ma provate ad immaginare cosa potrebbe succedere a dirle che Piqué le preferisce Bar Rafaeli. Roba che sarebbe ben capace di rivoltarvi contro l’intero corpo di ballo a suon di Django eh eh, Django eh eh.

Per completezza d’informazione: io tifo Napoli, amo Cavani, mio padre è juventino, ho avuto fidanzati dai più svariati credo calcistici (anche dell’Inter, per amore si fa tutto), e nel mio portafogli, un tempo, conservavo l’autografo di Dirceu.

* Due sono le cose che mi piace più fare al mondo: scrivere e andare in motorino. Ho scritto racconti e poesie, il mio terzo romanzo si chiama Inutili Fuochi: se ne è parlato un po’ perché dice che è un tantino esistenzialista e pare non stia bene esserlo sotto i trent’anni. Il motorino non ce l’ho più.

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3 risposte a Gli uomini che guardano le partite di calcio sono donne che guardano alla loro relazione

  1. rinomarinelli ha detto:

    Che poi non ho mai capito questa cosa di Dirceu all’Ebolitana. Uno che ha giocato un paio di mondiali, tanto per dire.

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  2. redazione ha detto:

    sono scelte di vita, imperscrutabili.

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  3. Leo ha detto:

    Sei di una banalità disarmante.

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