A 37 anni è ancora in grado di cambiare il volto di una partita in pochi minuti, come ieri in Milan Real Madrid. Entra a mezz’ora dalla fine, con i rossoneri sotto di una rete e in balia delle merengues. Ci crede solo lui, come denota il solito sguardo da cane idrofobo con cui scende in campo. E subito realizza due reti, alla sua maniera: la prima di “faccia”, su una maldestra respinta di Casillas, e la seconda in fuorigioco.
Alla vigilia della partita, Mourinho aveva detto di temere solo lui tra gli attaccanti del Milan, ma nessuno lo aveva preso sul serio. Perché Inzaghi non piace a nessuno, è brutto da vedere, si muove male in campo, non partecipa al gioco di squadra, sparisce per larga parte dei 90 minuti. Salvo poi segnare i gol che contano.
Per citare Mario Sconcerti, “Inzaghi è una contraddizione straordinaria. Non sa giocare a calcio, è incapace di restituire il pallone, incapace di un dribbling, un colpo di fantasia. Sa solo segnare”.
E di gol, in venti anni e passa di carriera, ne ha fatti più di chiunque altro. La doppietta di ieri lo ha portato a quota 70 nelle coppe europee (uno più di Gerd Muller e Raul) e a 125 con la maglia rossonera, davanti a Van Basten. Non male per uno che non sa giocare a calcio.
dimenticate colpevolmente i suoi punti forti: la simulazione con sceneggiata e il triplo carpiato in area alla prima alitata del difensore. in questi, rimane un fuoriclasse inarrivabile.
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